di Sara Bonetti

 

Di fronte a una platea fitta e multisettoriale si è svolto convegno “ChiMiVigila”, organizzato da EDAM e ospitato nella sede del Comando Provinciale di Milano dei Vigili del Fuoco. Multisettoriale è stato anche il parterre dei relatori, che hanno affrontato da diverse angolazioni il tema della produzione, manipolazione e trasporto delle merci pericolose, offrendo spunti per una più ampia  riflessione in merito alle opportunità che le realtà aziendali potrebbero cogliere nella corretta e approfondita gestione dei rischi.

Di sostanze pericolose, ha ricordato Silvano Barberi (Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco) in apertura dei lavori, ci si occupa per lo più durante la gestione dell’emergenza, ovvero nel momento in cui le azioni messe in campo per la sicurezza risultano inadeguate e inefficaci.

L’esperienza dimostra che l’incidente è il risultato di carenze strutturali che possono essere analizzate e individuate ex ante, pertanto è indispensabile integrare i sistemi reattivi con i sistemi proattivi di studio e prevenzione del rischio. Una preparazione teorica “in tempo di pace” permette infatti una migliore capacità di gestione delle emergenze.

Alcune delle esperienze di partnership tra attori pubblici e privati, finalizzate allo studio e al  coordinamento di tali interventi, sono state presentate durante il convegno. Tra queste il SET, network di imprese promosso da Federchimica (tra cui si annovera la collaborazione di CINEAS, Vigili del Fuoco e della stessa EDAM), per la prevenzione e l’assistenza integrata in caso di incidenti nel trasporto chimico. E ancora, il progetto nato dall’accordo tra il Nucleo NBCR di Milano e l’ente di ricerca del Politecnico di Milano, per lo studio di metodologie di calcolo dei rischi all’interno scenari complessi (il primo case study è rappresentato dall’aeroporto di Linate) utilizzando l’analisi probabilistica computerizzata delle simulazioni dei diversi scenari di fallimento.

Particolare attenzione è stata dedicata al ruolo del mondo assicurativo nella gestione del rischio ambientale. Le statistiche in materia assicurativa ritraggono una realtà imprenditoriale italiana largamente sottoassicurata, in particolare per quanto riguarda le coperture di responsabilità, danni indiretti e rischi ambientali.

Il margine di miglioramento è ampio e si può cogliere, ha osservato Aldo Bertelle (Chubb),  solo attraverso l’integrazione e il coordinamento dei soggetti coinvolti. Partendo da un lavoro di analisi e prevenzione dei rischi all’interno dell’azienda finalizzato alla creazione di un piano di continuità operativa, come illustrato da Vittorio Veronesi (Assiteca), sarebbe possibile per l’imprenditore agire su più fronti.

In fase preliminare, avere coscienza di quali rischi tenere per sé e quali trasferire alle Compagnie e decidere preventivamente le misure da adottare in caso di incidente, ottimizzando di conseguenza la copertura assicurativa; in fase di emergenza avviare i relativi protocolli, con conseguente snellimento delle operazioni di gestione del sinistro e notevole riduzione dei costi.

I piani di continuità operativa, certificabili secondo gli standard internazionali, costituiscono inoltre attestazioni di qualità aziendale da far valere nei rapporti commerciali con i propri partner e clienti.

Si sta quindi assistendo all’evoluzione del concetto del rischio, non più variabile aleatoria da arginare al verificarsi di un danno, ma elemento da utilizzare per la creazione di nuove opportunità di mercato. Gli stessi protocolli internazionali ISO standard per la certificazione della qualità nella gestione aziendale, protezione ambientale e sicurezza sul lavoro, ha osservato Giulio Traversi (Certiquality), rifletteranno nelle future formulazioni questa nuova filosofia.

Tornando al settore della produzione e trasporto delle merci pericolose, è stata delineata una situazione ancora piuttosto critica. Esemplificativo è il massiccio utilizzo di subappaltatori per il trasporto e la distribuzione delle merci, anche speciali, con frequente utilizzo di personale straniero aventi formazione e addestramento spesso insufficienti.

Le dimensioni assunte dal rischio ambientale sono oggi incommensurabili, ha commentano in chiusura il Comandante Barberi, pertanto l’appello è quello di uno sforzo congiunto per diffonderne la consapevolezza tra gli operatori, rendendo sempre più efficace la macchina della prevenzione e migliorando, di pari passo, la gestione dell’intervento in caso di emergenza.