di Sara Bonetti

 

Non solo eventi associativi, convegni o approfondimenti di tecnica peritale. L’aperitivo natalizio di quest’anno, organizzato a Milano lo scorso 1 dicembre dall’associazione Women in Insurance Network. (associazione che riunisce trasversalmente le donne che operano nel mondo assicurativo), è stato infatti un momento di riflessione e confronto sulla realtà sociale e professionale femminile all’interno del mondo del lavoro.

L’incontro, moderato da Marco Ruggi, si è sviluppato attraverso una chiacchierata piacevole (e a tratti piuttosto divertente) fra professioniste di estrazione molto differente, che hanno mosso interessanti riflessioni intorno ad una tematica solitamente difficile da affrontare senza scadere nel banale “femminismo”.

Rispetto agli anni in cui fu eletta a capo della Camera di Commercio di Palermo (nel lontano 1993, unica donna tra 101 presidenti in tutta Italia), l’imprenditrice siciliana Adele Campagna Sorrentino ha confermato che molte conquiste sono ad oggi state fatte. Una donna in carriera non è più motivo di stupore ed alcune preclusioni esplicite sono man mano venute meno. Tuttavia, manca ancora al fondo un completo “rilassamento egualitario”, una naturale attitudine a ricoprire il proprio ruolo senza seguire modelli maschili, ma rivalutando e difendendo le proprie peculiarità femminili. Inoltre, nonostante il numero delle donne lavoratrici sia cresciuto esponenzialmente (anche in settori tradizionalmente maschili) troppo poche riescono ad occupare posizioni apicali, e con remunerazioni decisamente più basse rispetto ai colleghi uomini.

Scarsa capacità delle donne o incapacità della società di accettare il cambiamento? A quale emisfero, maschile o femminile, attribuire la fetta più importante di responsabilità?

Unanimi sono state le relatrici non ad individuare una responsabilità, ma a riconoscere che ci troviamo di fronte ad un lungo percorso, avviato sì, ma ancora in gran parte da compiere.

Secondo Claudia de Lillo, scrittrice, giornalista e conduttrice radiofonica, fondamentale è il ruolo dell’educazione all’interno del proprio nucleo famigliare, dare l’esempio di una donna e di una madre emancipata, alla pari con il proprio compagno, che esige condivisione di responsabilità e di aiuto.

Elisabetta Pinciroli, imprenditrice milanese, ha osservato come le donne, qualsiasi ruolo esse ricoprano, rimangono quelle che fanno, eseguono, “muovono le mani”. Dietro ad una storia di successo si cela pertanto la valorizzazione di queste peculiarità, l’attenta capacità di osservazione e di analisi, e l’amore per il lavoro fatto bene.

Personalmente ritengo che il “tetto di cristallo” possa essere superato solo con una sempre maggiore “abitudine” (particolarmente nei livelli professionali alti) alla competizione, al confronto o alla condivisione di obiettivi comuni, non solo tra uomo e donna, ma anche tra donna e donna.

E’ necessaria una grande crescita culturale e intellettuale, ha concluso Adele Campagna Sorrentino, crescita che potrà essere solo a carico del mondo femminile. Le donne devono crescere in formazione ed informazione, semplicemente “fare”, senza farsi tentare dai vittimismi e cadere nell’immobilismo, ma crescendo in saggezza e consapevolezza.