di Alberto Bianchi
Ho avuto modo di partecipare, insieme a validissimi colleghi, alla redazione della norma UNI 11628 relativa all’attività dei Periti Liquidatori Assicurativi.
Si tratta, indiscutibilmente, del primo documento che regola organicamente, sia pure su base volontaria, l’attività peritale.
I benefici che la Norma e la relativa Certificazione porteranno ai Periti sono stati ampiamente trattati al Convegno di CPU a Cervia da relatori certamente più qualificati di me. Quello che mi sembra opportuno sottolineare è che i Periti hanno finalmente uno standard che definisce la loro attività. Un’attività che non è stata mai di facile definizione, tante e tali sono le competenze richieste a un Perito: dalla conoscenza della tecnica assicurativa a quella della fotografia, dall’estimo alla contrattualistica, dalla procedura civile all’informatica, ecc..
Per chi si affaccia alla professione apparirà subito chiaro l’iter per diventare un buon Perito: l’apprendimento formale (diploma di scuola superiore come minimo), quello non formale costituito da corsi specialistici, l’esperienza pluriennale e il costante aggiornamento delle conoscenze, tanto più necessario quanto più il nostro mondo, così strettamente correlato alla tecnologia, si evolve rapidamente.
Ma la Norma segna la via anche per i Periti già avviati, che possono indirizzare e certificare la loro professionalità e disporre di riferimenti ai quali rapportare la propria attività (si pensi ad esempio ai contenuti minimi della perizia), così da ottimizzare i risultati del proprio lavoro.
In un mercato in contrazione e fortemente asimmetrico, nel quale i committenti sono pochi grandi gruppi assicurativi mentre i Periti, professionisti, singoli o piccole / medie società, hanno dimensioni esigue, non può sussistere una concorrenza di prezzo (che sarebbe comunque deleteria per la categoria): la qualità diventa l’elemento che può distinguere il Perito, sia perché può orientare le scelte delle Compagnie, sia perché permette una maggior economicità di gestione. I costi della non-qualità sono di difficile misurazione ma certamente incidono sui bilanci dei Periti, per la necessità di rilavorare le pratiche non correttamente concluse e, nel medio-lungo termine, per la possibile riduzione del numero di incarichi ricevuti, dirottati su colleghi più performanti.
Non solo la Norma porterà dei vantaggi, ma anche la Certificazione.
Chi salirebbe su un autobus sapendo che il conducente è privo di patente?
Ovviamente nessuno. E’ allora lecito domandarsi perché i clienti dei Periti, siano essi Compagnie o Assicurati, affidino a questi professionisti incarichi che tanto incidono sui loro patrimoni. Non penso solamente ai sinistri catastrofali, che implicano danni milionari: un normale perito GF che svolga una cinquantina di incarichi al mese, movimenta tra indennizzi, parcelle per onorari e possibili risvolti sulla clientela (nuove polizze, adeguamenti di polizze esistenti, disdette, ecc.) una somma certamente prossima al mezzo milione di Euro all’anno.
Fino ad ora non vi erano strumenti semplici per misurare la qualità di un perito: da oggi la Certificazione potrà permettere di dimostrare il possesso delle competenze necessarie a stimare e liquidare correttamente un danno conseguente a un sinistro assicurativo.
Queste competenze sono il risultato della composizione di conoscenze teoriche apprese sui banchi di scuola e nei corsi di formazione specialistica (tenute costantemente aggiornate ai rapidi mutamenti che il progresso scientifico, tecnologico e normativo impongono anche alla nostra professione) e delle abilità acquisite sul campo, con l’esperienza degli anni spesi ad affrontare la straordinaria varietà dei casi che la pratica professionale ci sottopone ogni giorno.
Lo strumento della certificazione è utile senz’altro al perito che dispone di una “patente” comprovante il livello professionale raggiunto (oggi la norma prevede due livelli, base e senior): una certificazione resa da una parte terza in base a regole predefinite e uguali per tutti, ottenuta con la dimostrazione del possesso delle conoscenze e esperienze professionali ma anche grazie al superamento di una verifica delle competenze eseguita in base a criteri rigorosi.
Di fronte alla certificazione di parte terza non ci possono essere favoritismi, nepotismi, o familiarismi che tengano né diritti dinastici (la categoria dei figli di periti, a cui anch’io appartengo, è sempre stata favorita, come se le competenze del padre potessero passarsi ereditariamente): finisce l’epoca in cui chiunque poteva millantare risultati mirabolanti, e inizia quella in cui ciascuno può dimostrare di valere, di essere in grado di lavorare secondo standard di qualità largamente riconosciuti e, cosa non da poco, definiti da Periti per i Periti.
Un Assicuratore, mostrando interesse per la norma, mi ha detto: “D’ora in avanti ci saranno i Periti certificati e quelli non certificati”.
In un primo momento ho pensato si trattasse di una frase banale, lapalissiana. Ma subito dopo ne ho capito il senso: che vantaggi porta per una Compagnia disporre di Periti certificati?
Anzitutto agevola la selezione dei collaboratori esterni.
Negli ultimi anni hanno avuto uno straordinario sviluppo nelle Compagnie le funzioni di gestione fiduciari. Questo ha fatto sì che il processo di selezione dei collaboratori sia stato perfezionato, soprattutto su base quantitativa: si sono introdotti obiettivi in termini di tempi e di controllo dei costi medi che hanno permesso sicuramente di rendere più efficiente e adeguata ai tempi la liquidazione dei sinistri rami elementari. Qualche incertezza in più si può notare nella misura della qualità della perizia in termini di efficacia, laddove diverse strutture di gestione fiduciari hanno introdotto indicazioni e istruzioni proprie sulla stima e liquidazione dei danni (entrando così nel merito della materia squisitamente peritale), con esiti che appaiono agli addetti ai lavori non sempre ottimali e a volte contrastanti tra loro: penso, ad esempio, ai criteri da seguire per la quantificazione dei danni di furto in abitazione, alla determinazione dei valori di esistenza, alla ripartizione dei danni in coassicurazione indiretta (almeno prima dei vigenti accordi), ecc..
Nella Norma, evidentemente, non si trovano le risposte alle questioni spicciole: il contenuto della Norma individua le conoscenze e le abilità con cui conseguire le competenze necessarie a affrontare le varie questioni che caratterizzano la professione.
La certificazione è, quindi, uno strumento che può contribuire al miglioramento dell’efficacia nella liquidazione dei sinistri, che certamente le strutture di gestione fiduciari curano con attenzione dopo aver ottenuto elevati livelli di efficienza. Uno strumento anche in grado di misurare e dimostrare la qualità della propria rete peritale agli azionisti, ai clienti ma anche agli intermediari, alle associazioni di consumatori e ai media.
In una recente riunione, un Assicuratore ha detto che il comportamento che desidera dai periti che lavorano per lui è già contenuto nella norma UNI: non credo vi sia nulla da aggiungere.
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