di Marco Ruggi
Terremoto UnipolSai! Nella breve storia dell’Osservatorio online mai era capitato che una videointervista risultasse in pochi giorni tanto cliccata quanto quella realizzata a Cervia all’ing. Sergio Ginocchietti di UnipolSai. D’altra parte un po’ ce lo si doveva aspettare perchè i temi trattati sono di grande attualità e preoccupazione. Galileo Galilei diceva: “Parlare oscuramente lo sa fare ognuno. Chiaro pochissimi”. Bisogna riconoscere a Ginocchietti grande chiarezza e coraggio espositivo. Ho definito terremoto il processo avviato dalla primaria compagnia assicurativa poiché una volta terminata e se raggiunta la fase di assestamento, il mercato difficilmente risulterà più lo stesso. Probabile attendersi l’allineamento al cambiamento anche delle altre Compagnie. Anche di quelle più restie per tradizione o perché frenate da mille ragioni, ma che infine dovranno confrontarsi all’offerta della concorrenza per la riparazione specifica. UnipolSai mira dritta verso l’offerta della riparazione diretta quale nuovo servizio al cliente, passando dalla individuazione di poche e strutturate società peritali con il proposito che vengano costituite dagli attuali periti; in sostanza, riduzione numerica degli interlocutori periti che dovranno sapersi proporre in poche e strutturate società regionali od interregionali, pianificando progetti ad hoc per la riparazione diretta. Progetti già presentati da molti periti (ricordo che Assit ha organizzato per gli associati il servizio di riparazione diretta) ed in corso di valutazione per l’approvazione e la mappatura sul territorio: prospettabile l’avvio del nuovo corso per inizio autunno del corrente anno. Questo è sostanzialmente il piano industriale della primaria Compagnia Italiana per quanto di interesse del nostro settore, con un successo di risultato non scontato. Potrebbe non attecchire, non funzionare, non trovare consensi nel particolare mercato italiano. Ma soltanto UnipolSai sta procedendo in questa direzione? In un prossimo numero dell’Osservatorio pubblicheremo la videointervista al dott. Giuliano Basile di Allianz, che si è concesso al confronto con domande esplicite verso il progetto industriale di UnipolSai, la riparazione diretta e quanto avviene nel resto d’Europa. Non anticipo nulla, ascolterete voi stessi. Che in Europa l’indennizzo dei sinistri abbia già subito una evoluzione non è certo una novità. L’intervista di questo mese a Calzado chiarisce quanto avvenuto in Spagna e come si è stabilizzato il mercato tra i differenti competitor del perito tradizionale e delle società di riparazione. Alla stessa maniera che in Spagna il mercato è mutato negli altri paesi europei. Per quanto ci riferiscono resterebbe solo l’Italia per la metamorfosi. Provando ad espatriare con la testa in Germania od in Francia, mi chiedo se Compagnie internazionali del taglio di Allianz od Axa, non si domandino il perché in Italia siano necessari centinaia di periti quando da loro bastano poche realtà peritali. Ho visitato alcuni siti di società peritali francesi ed in effetti offrono la riparazione diretta, molteplici altri servizi per la famiglia ed anche la perizia. I conquistadores spagnoli sono arrivati in Italia per aprirsi un nuovo mercato forti dell’esperienza acquisita e le Compagnie danno a loro credito. Generali Assicurazioni non è da meno nell’infliggere colpi alla categoria e storcendo la parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci, moltiplica i liquidatori periti e decima gli studi peritali. Tutto lecito. Questo è il libero mercato! Tuttavia, anche per parte nostra è lecito sollevare la testa e dichiarare che la nostra categoria è sotto assedio. Come abbiamo fatto a Cervia. Non dobbiamo rimanere attendisti. Mi ha chiamato un collega, un amico, un bravo tecnico. Uno di quei tanti piccoli studi radicati sul territorio, che lavorano defilati non iscritti a nessuna associazione, per chiedermi: “Marco, mi è giunta notizia che UnipolSai intende ridurre il numero dei periti. Dovrei preoccuparmi di perdere un cliente? Ho già perso Generali!”. Rispondo:” non soltanto tu, ma pure realtà maggiori e meglio organizzate della tua, oggi dovrebbero preoccuparsi”. Lui replica: ”Possibile? Nell’incontro dell’anno scorso avevano detto che i sinistri sarebbero stati dirottati verso le strutture più grandi ed invece mi ritrovo a ricevere più incarichi di prima”. Preciso: “In una riorganizzazione di tale importanza ci sta anche che si punti in un verso e si ottenga il contrario”. Lui conclude:” Marco, ricordi i convegni Ania di Rimini e Montecatini? Ci avevano convinti che avrebbero lavorato solo le grandi realtà organizzate con la fine del perito singolo. Poi non è cambiato nulla. Vedrai che anche questa volta nulla cambia”. Non replico più, ci salutiamo cordialmente. Forse non ha inteso quanto sta avvenendo. Forse è meglio così, perché più ci rifletto e più le mie certezze vacillano. Ricordiamo tutti bene i propositi non compiuti degli anni duemila. Mi interrogo se oggi potrebbe capitare uguale. Individuo in poche ma essenziali le differenze tra allora ed oggi. Nel 2000 non esistevano ancora le Compagnie dimensionate per come le conosciamo oggi: allora erano tante e “piccole”, oggi poche e grandi. Non c’erano ancora le società peritali di oggi, stavano nascendo. I conquistadores non varcavano le Alpi! Non c’era la crisi e togliere la voce di costo “parcella perito” ove possibile l’intervento diretto di riparazione, diventa oggi una forte spinta. Diminuiscono i sinistri. Il mercato chiede nuovi e più servizi. Le condizioni per il cambiamento all’europea quindi potenzialmente ci sono tutte. Ginocchietti ed il suo team di lavoro potrebbero passare alla storia per quelli che hanno dato l’abbrivio al nuovo corso della gestione e liquidazione dei sinistri r.e. in Italia, oppure per quelli che ci hanno soltanto provato. La storia potrebbe ripetersi come nel 2000, nel tipico stile tutto italiano. Convinti e determinati all’inizio del viaggio; demotivati e con l’obiettivo ridimensionato a metà percorso. Non fare il salto, ma un mezzo salto. Perché le esigenze potrebbero cambiare, perché vengono riscontrate situazioni di non fattibilità o perché infine prevale il cuore e tutti i periti verranno mantenuti. In quest’ultima ipotesi noi periti dovremmo esultare, tuttavia sarebbe una sconfitta comunque. Vincere senza giocare non è mai gratificante; peggio ancora se si vince per l’incapacità altrui! Sarebbe il mercato tutto a risultarne penalizzato. La credibilità del nostro mondo verrebbe meno!
Per questo è indispensabile che ci giochiamo la partita. Ora e subito, non tra sei mesi. Premuti di Konsumer, al convegno di Cervia ha parlato di lobby all’inglese. Periti Uniti deve cavalcare l’eco di quell’intervento e del convegno di cui ancora si parla, per esprimere costruttivamente il fare della categoria e magari tentare di indirizzarla verso nuovi potenziali clienti. Ancora il mercato sente la necessità della professionalità del perito, proposta con abito differente, ma ancora serve. Mai come in questo momento storico la categoria ha bisogno di unità, di imparare a lavorare insieme e di innovarsi. Periti Uniti deve riuscire a proporre il perito del XXI secolo!
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