Il perito è vintage? Questo mi sono domandato in occasione di un recente viaggio in cui ho avuto il piacere di vivere la quotidianità con alcuni colleghi appartenenti alle diverse Associazioni, scambiando opinioni di lavoro e nel contempo vivendo momenti ludici. Gli attimi sono risultati spazio di osservazione privilegiato per l’Osservatorio (perdonate il gioco di parole), venendomi da chiedere con simpatica ironia verso me e la categoria: “il perito è vintage?”. La riflessione è maturata innanzitutto dall’età dei compagni di viaggio, grosso modo in linea con quella dei soci delle Associazioni, almeno se riferita ai titolari di attività professionale, pressoché tutti over 50. Nulla di nuovo per il mercato delle libere professioni, che richiede maturità professionale, tuttavia la constatazione apre ad una previsione di cambiamento. Se i giovani periti sono pochi e per lo più presenti nelle strutture maggiormente dimensionate, fatte salve le favorite realtà professionali che si tramandano per ragioni generazionali, si potrebbe profilare un settore che a breve risulta ridotto di periti o sostanzialmente cambiato nell’offerta. Forse né uno né l’altra, ma si può ipotizzare che la professione del perito dovrà affrontare un mercato in cui offerta e domanda avranno abiti differenti agli attuali. Un noto ideologo, in un recente intervento pubblico ha ricordato ai giornalisti che tempo dieci anni, la carta stampata soccomberà totalmente al web; comunicare di aver scoperto l’acqua calda a quanti gelosamente ed indissolubilmente legati al passato ha fatto sollevare un vespaio! Anche noi periti sappiamo che i cambiamenti radicali avverranno ma rifiutiamo la consapevolezza dell’avvento. Voltaire scriveva “Chi non vive lo spirito del suo tempo, del suo tempo si becca solo i mali”. Daniel Muriel nel suo libro di analisi transazionale “nati per vincere” espone chiaramente quanto distingue un vincente da un perdente. La peculiarità dei vincenti risulta essere quella di conoscere il loro passato, di vivere consapevoli il presente, aspettando ottimisti il futuro. Quella del perdente è di tralasciare il presente, rincuorandosi nel passato od abbandonandosi nel futuro. In “se soltanto……” è la recriminazione del perdente che vive nel passato: se soltanto il liquidatore Rossi mi avesse sposato ….; se soltanto mi fosse stato affidato l’incendio del Mar Morto…; Impauriti dalle novità tendono a mantenere lo status quo; sono ripetitivi, perpetuando non solo i propri errori ma spesso anche quelli delle loro famiglie e della loro cultura.
Il perito è vintage? Nei ragionamenti, nei movimenti, nel proporsi è sicuramente di vecchia scuola professionale, ma questo non è aspetto negativo a prescindere, anzi il forte legame all’etica deontologica passata, quale tatuaggio primordiale risulta garanzia di qualità per la committenza. Semmai sono altri gli angoli da smussare o riprogettare. Il personalismo del titolare di studio permane radicato, quale unica maniera di proporre il proprio egocentrismo professionale. Ma il mercato, negli anni a venire chiederà del prof. Rossi o dell’equipe del prof. Rossi? I medici già hanno inteso che la differenza la fanno se affiancati da equipe ben organizzata, poiché il solo luminare non è più sufficiente. Un tempo di fronte al medico ci si ritrovava totalmente ignoranti, mentre oggi con un giorno di consultazioni web si può decidere di affrontare una discussione sullo specifico. La promozione del proprio lavoro, seppure le recenti normative consentano al professionista di farsi pubblicità, rimangono quelle del passaparola, della conoscenza diretta, dell’amicizia, del “mi manda Picone” e della bontà della prestazione per un sinistro impegnativo, mentre il pensiero di organizzare eventi promozionali piuttosto che partecipare “con uno stand della fiera di Milano” rimane fantascienza. Di conseguenza le sane gomitate concorrenziali ai colleghi, quelle reputate usurpatrici di territori o competenze, divengono indigeste. Concorrenza invece, quella non sleale per intenderci, che dovrebbe essere riconosciuta salutare per il mercato: aiuta a crescere e migliora la prestazione. L’aggregazione della categoria e di cui tanto abbiamo bisogno in questo momento storico, come non potrebbe faticare a concretizzarsi in tale contesto culturale. Il dott. Adolfo Bertani nell’intervista all’Osservatorio di questo mese è stato estremamente chiaro e coraggioso nel lanciare un forte messaggio di innovazione per la categoria. E che dire della propensione e lungimiranza a capitalizzare tutto il profitto! Un ufficio più grande è una spesa od un investimento? Usare oggi il Motorola Rav 3, piuttosto che un moderno Smartphone fa vintage o denota pigrizia mentale? Ostinarsi a non usare il computer fa snob o porta simpatico biasimo. Poi, esistono pure gli eccessi opposti di chi usa l’apparecchio tablet/telefono/fotocamera, ed attende con ansia l’avvento della funzione rasoio. Ma sono pochi.
Lascio a voi lettori concludere se ritenere vintage il perito alla stregua di un manufatto degli anni 70, tipo i mitici RayBan aviator tanto tornati di moda. Ma se concludiamo di essere vintage, non dovremmo anche noi tornare di gran moda!
Marco Ruggi
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