di Marco Ruggi

Per le festività Pasquali mi sono scelto una lettura fresca di pubblicazione:  “Lavorare gratis, lavorare tutti. Perché il futuro è dei disoccupati”. Il noto sociologo Domenico De Masi  è l’autore del saggio che provocatoriamente ipotizza una società economica del lavoro, oltre il comunismo ed il capitalismo. Ricordavo De Masi per un altro suo saggio che mi aveva appassionato particolarmente tanti anni addietro: “Ozio creativo”. Anche allora De Masi andava controcorrente ripristinando il valore dell’ozio per meditare, filosofeggiare ed appunto creare, come ai tempi delle civiltà elleniche e romane, a discapito dello stereotipo del lavoro quale condizione per la nostra esistenza nella società industriale.  Il nuovo libro, lasciando da parte eventuali pregiudizi per la recente vicinanza dell’autore ai 5 stelle, propone la riduzione dell’orario di lavoro a 36 ore settimanali non come decrescita ma come realizzazione del sogno di Aristotele.  La centralità del libro parte dalla considerazione che tutto ciò che abbiamo, la ricchezza, il  prestigio, la reputazione e le opportunità scaturiscono dal nostro lavoro; oggi il lavoro non c’è più per tutti, ed in futuro diminuirà ulteriormente, quindi si cade nella disperazione. De Masi intente riabilitare l’immagine del disoccupato e provocatoriamente lo invita  a non starsene più a casa, oppresso e depresso, offrendo gratuitamente alla società il proprio lavoro, le proprie skills. Un’offerta gratuita di lavoro destabilizzerebbe il mercato,  tanto da rendere i disoccupati i nuovi attori dell’offerta che ne conquisterebbero la regia. Un possibile vero movimento, ricordando che la disoccupazione giovanile è a quota 40%.

Mi pareva un buon punto di partenza per affrontare il tema “lavoro” partire dalle riflessioni provocatorie e fantasiose suscitate con la lettura. Il fulcro della preoccupazione peritale odierna è il lavoro.  Fino a poco tempo addietro tra periti si parlava di parcelle sempre più al ribasso, tanto da ipotizzare nei discorsi al bar che saremmo arrivati a lavorare gratis (che De Masi fosse presente a questi colloqui?), mentre oggi le riflessioni vanno verso chi il lavoro ce l’ha e chi non ce l’ha o chi forse non l’avrà più. Affronto la  questione  con il piglio suggerito da De Masi, quello dell’opportunità, per dire che l’immobilismo non paga, che deprimersi non aiuta, che estraniarsi dal mercato isola. Soprattutto quello che ritengo utile cogliere dal pensiero De Masi è lo sforzo da fare per provare ad immaginare un mercato del lavoro differente pur rimanendo nel contesto. Avere meno lavoro potrebbe risultare vero valore aggiunto per ripartire. Da sempre sostengo che la criticità maggiore del perito resti l’incapacità di staccarsi dalla quotidianità delle perizie per pianificare e programmare nuove gestioni ed opportunità differenti di lavoro. Per decidere del proprio futuro serve prendersi il tempo dell’ozio creativo. Finito il tempo del lavoro che ci cercava, oggi dobbiamo ragionare da imprenditori, manager, venditori. Il lavoro va cercato! Molti ci hanno provato o ci stanno provando immaginando la professione del perito non più esclusiva verso le Compagnie ma proponibile ad altra clientela. La via più semplice, quella di diventare perito di ditta o di parte come meglio preferite chiamarvi, rimane la più seguita e l’affollamento inizia a farsi sentire.  Altri periti diversificano puntando sulla riparazione in forma specifica od il fenomeno elettrico seppure sempre meno in auge. Qualcuno si immagina di proporsi quale perito per gli amministratori di condominio, altri per gli avvocati, per le associazioni dei consumatori, per le banche, per le poste, per le ferrovie, per gli aeroporti, per le autostrade, per Fca piuttosto che per Volkswagen o la Nestlè, per Eni, i Comuni, le Province, le Regioni, i Ministeri, gli enti pubblici tutti e così via. Fatichiamo a rendercene conto ma la nostra professione di tecnici estimatori serve, eccome se serve. Ancora di più fatichiamo a comprendere che i clienti qualunque essi siano non ci filano se ci proponiamo ancora con la nostra consueta veste individuale. Immaginiamo diversamente il mercato e le relative opportunità. L’aggregazione e la strutturazione  aziendale sono indispensabili per dar vita alla riscossa dei periti.