di Marco Ruggi

Spettacolo circense.

Sono nato negli anni 60. La Fiat 500 prendeva definitivamente il posto della Topolino che già aveva sorpassato per la mobilità la Lambretta, mentre le cabine telefoniche si diffondevano lungo le vie come avvento della tecnologia. Anni del telefono a rotella, anche nelle abitazioni. Ricordo mio padre che avendo le mani grandi come badili faticava ad introdurre l’indice nel foro con il numero. Oltre del telefono, le case si riempivano di piccoli e grandi elettrodomestici e la televisione  in bianco e nero diventava a colori, provando a soppiantare definitivamente la radio senza mai  riuscirvi veramente. In quegli anni avere un televisore 24 pollici, quando il 14 era il più diffuso,  significava posizionarsi tra i privilegiati. Lo scatolotto portava nelle case informazione, cultura e spettacolo. Pippo Baudo, c’era allora come oggi. Il cinema rimaneva la vera differenza di qualità rispetto alla visione televisiva. Altri erano gli intrattenimenti per noi ragazzini fuori dalle case. In quegli anni il circo richiamava ancora tanto pubblico e per quanto mi riguarda risultava essere il mio preferito. Mi appassionavano gli spettacoli circensi per la varietà infinite di proposte. Oggi, nell’anno corrente, osservando con senso critico il settore che mi impegna professionalmente, mi torna alla mente il circo. Tutti sotto il tendone a proporre ognuno esercizi strabilianti per avere l’attenzione e gli applausi del Proprietario del grande circo Assicurazione. L’Assicuratore Proprietario del circo, a sua volta alla ricerca di nuovi spettacoli da proporre al grande pubblico per la necessità del nuovo, sempre e comunque. Pare che il mercato sia insaziabile di nuove idee. Né più né meno come avveniva per il circo vero, anche nel mio circo di fantasia solo i talent scout che ricevono applausi  vengono assoldati per la tournee di sperimentazione. Anni di esercizi e di investimenti per proporre la perizia al trapezio, al salto in lungo e sparata nel cannone, per magari non piacere. Il talent si spende ed il Proprietario sceglie. La solita e nota logica del mercato, ma in questo preciso anno solare la frenesia si è appropriata del buon senso come se il 2017 fosse l’anno dell’apocalisse. Un Assicuratore mi ha recentemente sussurrato: – “attento ai cambiamenti di quest’anno”. Sotto il tendone, sul palcoscenico del circo, si susseguono ininterrottamente proposte di spettacoli tra i più variegati. C’è di tutto! L’esibizione della riparazione in formaspecifica va per la maggiore, ma in tanti diversificano la proposta. Servizio completo di ricerca e riparazione del guasto e tinteggiatura o solo intervento per quest’ultima. Il gas tracciante io ce l’ho! Io la termocamera! Io faccio la videoispezione! Io sigillo i tubi dall’interno! Radiologi delle tubazioni come se fossero le arterie. Per detto spettacolo si stanno muovendo in tanti, anche colossi insospettabili fino ad ieri, perché i miliardi annui liquidati per indennizzare i danni si prospetta vengano canalizzati. Abbiamo anche chi  propone un danno vale l’altro; vale a dire un costo prefissato medio per sinistro: una sorta di roulette sul chi ci guadagna.  Abbiamo poi i talent delle App! Con la App ti faccio tutto: la videoperizia, la perizia all’istante, la perizia a distanza,  il rimpiazzo dei beni e l’applicativo per la preesistenza, così magari si a fa a meno della perizia o del perito. E che dire dello smart working? Oramai dilaga e le Compagnie si riempiono di armadietti, proprio  come negli spogliatoi, dove vengono riposti i beni personali ed alla bisogna si sceglie la scrivania migliore. Al prossimo passaggio al circo forse vedremo gli addetti in piedi con il computer appeso al collo. Chissà! Abbiamo poi i piloti sui droni che promettono sopralluoghi acrobatici dove diversamente servirebbero le reti di sicurezza. Anche il servizio h24 va alla grande, con copertura dalle alpi al mare, efficiente perché nessuno chiama. In calo invece le proposte per il fenomeno elettrico, avendo oramai fatto il suo tempo nella forma nota e qualcosa di nuovamente innovativo si attende. Ora va di moda il cyber risk, seppure ancora ci sia poco da fare, come per i danni ambientali la cui proposta di riorganizzazione non viene colta. Gli esperti di fotovoltaico si raddoppiano. Non c’è invece settimana che sul palcoscenico del circo non vengano proposti corsi formativi. Corsi, convegni, work shop e palestre varie di apprendimento sono di una frequenza inspiegabile in un momento in cui la necessità maggiore è conquistare il lavoro. Eppure la formazione tira. Anche certificarsi acchiappa. Queste elencate, solo alcune delle numerose proposte presentate sotto il tendone. Tutte mirano ovviamente ad essere assoldati per il nuovo proposto, possibilmente salvaguardando il vecchio. In realtà di veramente nuovo non c’è molto se si osservano le modalità del proporsi. Soliti vezzi, solite strategie. Così il mercato fatica verso il cambiamento, proseguendo a vista senza una vera linea guida generale. La voglia di esibirsi al circo richiama talent da più parti, i quali arrivano entusiasti perché convinti di piacere finchè non si disorientano nella confusione sotto il tendone. Forse è la location non la più adatta. Forse, per i vari artisti “mercanti”,T in senso sublimato,  non è il tendone del circo il luogo migliore per mostrare le proposte della “merce”. In un mercato che cerca maturità e sviluppo per il confronto il come e dove di incontro diventano essenziali. Che sia una fiera del settore assicurativo l’anello di congiungimento mancante?