di Marco Ruggi.

Il cambiamento obbligato. Non è semplice scrivere un editoriale con argomentazioni di buon senso al tempo del Coronavirus; nel pieno dell’emergenza sanitaria che di ora in ora rende vecchio quanto scritto od ipotizzato un momento prima. Tuttavia, ci provo, anch’io bloccato a casa come tanti. Lo faccio partendo dalla fine, prendendo spunto dai ritornelli “ce la faremo” oppure “quando tutto tornerà normale”; espressioni non di esclusiva della nostra povera politica che indecisa nell’agire rincuora il popolo con frasi di speranza, ma anche tormentoni che ripetutamente sento tra la gente, tra provider ed assicuratori.  Non è tempo di affidarsi alla speranza fatalista, né di sterile polemiche, ma di analisi attente per poter poi agire. Sul “ce la faremo”, si, i Provider ce la faranno purchè la crisi emergenziale non si dilunghi troppo. Vale a dire si esaurisca entro maggio, dopodichè finite di lavorare le scorte di  magazzino non resterà che valutare se  accedere al credito o  rompere il porcellino sulla credenza. Ne ho discusso con gli associati e non soltanto con loro  ed i pareri sono divergenti, ancora una volta più dettati dal sentimento che dall’analisi nuda e cruda, necessaria per non essere guidati dal primo ritornello. I Provider per diventare tali nell’ultimo triennio hanno investito tanto e sudato le sette camicie per riuscirci. I costi fissi sono importanti e preoccupano non poco e di questo Assiprovider si è fatta carico di discuterne con gli Assicuratori. Unipolsai e Generali, che ringrazio per  disponibilità, hanno raccolto la preoccupazione dimostrandosi molto vicine alle società Provider.  Il momento contingente è propizio per affrontare  strategie di pianificazione e  sostenibilità del Provider. Urge parlarne anche in ragione del secondo ritornello “quando tutto tornerà normale”. Altro tormentone di speranza, che rincuora perché si sta meglio coccolandosi nelle consuetudini passate. In realtà come in tanti scrivono, anch’io condivido che terminata l’attualità dello state a casa, il domani potrebbe essere un altro. Anche nel nostro mondo, non si perde tempo a cogliere l’occasione per modifiche di opportunità, anche per imporre riduzioni di costo della prestazione. Si dice che la videoperizia in un sol mese abbia raccolto più consensi positivi che da quando è stata proposta mesi addietro. Che le conference call siano oramai la quotidianità, con il risultato di ridurre tempi e costi per riunioni e trasferimenti. Che lo smart working si sia già talmente affermato tanto da ritenerlo consolidato. Anche sul sopralluogo peritale non ci si risparmia in pensieri rivoluzionari:  ridurre i contatti, forse anche per la diffidenza che avremo nell’incontrarci, riservandolo ad una quota minoritaria di sinistri per i quali è proprio negato il farne a meno. Ecco, stando alle voci ricorrenti nell’ultimo mese, tutto quello di cui si discute da anni con fautori e deterrenti, di botto potrebbe  diventare realtà. Il cambiamento obbligato! Non importa più, chi ha ragione o chi torto, se meglio la preesistenza a passi, con il doppio metro o con il misuratore laser: la perizia si dovrà affermare da remoto. Vero è, che senza la tecnologia di supporto, nell’attualità avremmo smesso di lavorare, mentre ancora tutti operiamo a pieno regime. Se la procedura cambia per un fulmine  a ciel sereno come si sta dimostrando essere il Covid-19, anche le economie potrebbero impazzire irrimediabilmente. Prepariamoci quindi ad affrontare le solite logiche che nell’emergenza sembra vogliano essere sdoganate con minor grazia. Quelle delle videoperizie a minor costo e dei costi medi in aumento causa le nuove organizzazioni. Sorrido. Di nuovo si affrontano questioni tanto delicate con palese approssimazione da sensitivo, lasciando l’analisi scientifica a non si sa bene chi.  Quanto incida economicamente il sopralluogo fisico in una perizia per determinare d’emblée la riduzione di costo rispetto al sopralluogo virtuale  è dato di espressione personale. Nulla riferito ad una analisi scientifica, quasi da pensare sia il pretesto per ridurre e basta. Stesso dicasi sui costi medi che a dire di alcuni starebbero aumentando. Anche qui riscontro affermazioni  soggettive, esposizioni di dati interni, senza tuttavia cercare  il sostegno della scienza. Aumentano rispetto a cosa? All’anno precedente? Ai costi di edilizia, agli amministratori, alle agenzie, alle imposte, alla politica, ad un rinnovato piano industriale, ad una differente organizzazione liquidativa , alla riparazione diretta, alle parcelle ridotte, al Covid-19? Perché aumentano! Le risposte che riscontro sono sempre per lo più semplicistiche ed affrettate nella soluzione: aumentano i costi, diminuisco le parcelle, come se ci fosse un nesso. Siamo in un’epoca di scienza ma forse perché scomoda questa viene sopraffatta dalla politica  o dall’economia spicciola. Un Provider in un ultimo confronto in call, ha esordito sostenendo che l’associazione deve rappresentare delle eccellenze. Mi ha dato da pensare il significato di eccellenza;  potrebbe essere sinonimo di competenza e coscienza, di scienza e trasparenza, di approccio agli scenari futuri con proiezioni conseguenti ad analisi attente. Noi di Assiprovider un po’ guasconi forse lo siamo, quindi ho meditato sul metterci a lavorare per determinare il valore economico di una videoperizia od il costo medio reale di un sinistro di massa. Studio che tenga conto scientificamente dei molteplici fattori che influiscono sul risultato finale, partendo dai costi di ricostruzione, all’audit tecnico determinante per individuare perdite e correttivi oltre che attitudini specifiche.  Studio non facile ma necessario per avere un parametro scientifico di riferimento. Assiprovider ha organizzato molte commissioni ed ora medita di  aggiungerne un’altra di valenza totalmente scientifica, che  coinvolga assicuratori  e mondo accademico. Potrebbe essere un azzardo, perché l’eccellenza della trasparenza forse giocarà contro, tuttavia per contribuire a costruire un mercato maturo questo è il percorso, equivalenza di studiare, progettare e pianificare condividendo con la filiera. Solo su un aspetto non siamo disponibili ad imposizioni: quanto dobbiamo guadagnare (se mai rimarranno dei guadagni e se mai si potrà tornare a pensare di distribuirli ai meritevoli e, per ultimi, ai soci…) resta nella indiscutibile libertà individuale dell’imprenditore Provider.