L’editoriale dello scorso mese ha suscitato interesse per l’attualità dell’argomento trattato, nonché per la lecita preoccupazione dettata dall’elevata tassazione professionale. La questione tasse in generale riferita alle libere professioni regolamentate e non, pare suscitare medesimo accaloramento di quella riferita agli onorari. Non è mia intenzione entrare nel merito delle norme e su eventuali disquisizioni tecnico tributarie, non avendo competenze economiche in tal senso, mentre è mio desiderio affrontare provocatoriamente le questioni per la discussione. Come Osservatorio ci riserviamo di avvalerci per le prossime edizioni di consulenti dedicati in grado di argomentare tecnicamente sull’argomento previdenziale, contributivo e di imposte in genere. La professione del perito assicurativo è probabilmente tra quelle che raccolgono il maggior numero di profili accademici a prescindere dalla peculiarità estimativa richiesta. Non me ne vogliano i tanti e bravi colleghi licenziati in materie umanistiche, tuttavia nei settori meglio legiferati, all’ingegnere non è consentita attività di avvocatura mentre nel nostro ambiente al laureto in economia e commercio, per fare un esempio, è accettato che svolga attività tecnico/estimativa su un fabbricato. La premessa per riferire solo, senza discriminante alcuna, che esiste una condizione di base acclarata negli anni, che fa sì che i professionisti periti partano da griglie differenti. L’approvazione della norma UNI dubito servirà ad inquadrare meglio il settore, già di per sé regolamentato per tutti i professionisti periti iscritti agli ordini professionali: che siano ingegneri, architetti, geometri, periti industriali, periti agrari piuttosto che geologi, per tutti gli iscritti l’attività di “stima e perizia” è prevista nell’Ordinamento sottoposto a vigilanza del Ministero di Grazie e Giustizia. Tuttavia, solo in Assit oltre la metà degli associati, non è iscritto ad Ordine professionale. Da qui le divergenze che a mio avviso accentuano la difficoltà di percorsi comuni o condivisione di opportunità.
Forse servono esempi! Per quanto appreso una Compagnia di Assicurazione, per prima, ha preteso che tutti i periti fiduciari tutelino la propria attività professionale contraendo polizza assicurativa di Responsabilità Civile e ne fornisca copia… cosa c’è di nuovo? Direi nulla per un perito iscritto ad un Ordine stante l’obbligatorietà della polizza professionale; direi tanto per un perito non iscritto ad Ordine professionale, costretto a viaggiare borderline privo di autentica rappresentanza, ancorché più vessato da obblighi. Noi di Assit riteniamo, a prescindere dalla qualifica personale, sacrosanta la richiesta della polizza ed infatti è obbligatoria per i nostri soci ai quali proponiamo un prodotto assicurativo in convenzione tailor made. Anche per i crediti formativi di recente obbligo per gli ordini professionali, vale analoga posizione semmai dovessero diventare obbligatori per le professioni non regolamentate: noi di Assit abbiamo già reso obbligatori 16 crediti formativi annuali per il mantenimento dei requisiti di iscrizione all’associazione. Sono convinto che una base associativa coesa nell’inquadramento giuridico professionale, indipendentemente dall’indirizzo professionale, gioverebbe alla categoria. Sentirsi tutti liberi professionisti nell’animo e considerare l’Assicuratore il cliente, sicuramente con la C maiuscola, ma non certo il Datore di lavoro, aumenterebbe di livello il profilo delle argomentazioni tra il professionista perito ed il Cliente Assicuratore. Paradossalmente, viene da chiedersi se il percorso più semplice di affinamento degli interessi ed obiettivi della categoria per il riconoscimento della medesima, non sarebbe il sostenere l’iscrizione in massa ad Ordini e Collegi per i non iscritti: praticantato di 18 mesi ed esame di stato per i diplomati e solo esame di stato per i laureati. Proposta certamente provocatoria e forse improponibile se rivolta ad un perito della mia età, tuttavia non priva di buon senso per concretezza ed utilità, rispetto ad altre od addirittura al nulla.
Mia intenzione in questo editoriale è fare prendere coscienza di come cambino i problemi cambiando l’angolazione dei punti di vista. Per alimentare, anzi fomentare la discussione accesa ma costruttiva a costo di venire contestato. I cambiamenti non avvengono per caso ma serve cercarli e volerli nel quotidiano. Personalmente sono anni che non accolgo più nella mia struttura un perito non iscritto ad Ordine professionale, non perché sia più bravo di altro non iscritto, bensì perché la libera professione deve essere una scelta personale è perché non voglio incorrere in rivendicazioni di lavoro subordinato. Ma questo è un altro aspetto ancora.
Marco RUGGI
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