di Marco Ruggi.
SI RIPARTE.
Rinnovare una rivista, ancor più se gradita nel precedente format, non è operazione da poco. Ampliare il circuito dei lettori, per una platea potenzialmente interessata, è ancora più complicato. Trasformarsi da rivista di settore e specificatamente di una associazione di periti, in qualcosa di più, significa studiare, investire e mettersi in discussione, per imparare il diverso. Servono giornalisti, tecnici preparati ed una struttura ben organizzata che riservi tempo al fare.
L’Osservatorio non ha la velleità di proporsi quale alternativa di rivista del settore assicurativo: già ce ne sono, che ben rappresentano il giornalismo assicurativo e finanziario. Ma nel proprio piccolo, ritiene di poter portare un importante contributo dicendo qualcosa di diverso. Stupisce, forse, che una tale iniziativa imprenditoriale sorga dal comparto assicurativo forse più bistrattato e dimesso, come quello dei sinistri; considerato da più parti un mero costo e non un potenziale valore aggiunto.
Per tanti lustri, il prodotto polizza è stato valutato dall’Assicuratore per il premio all’incasso e non perché di interesse dell’Assicurato essere tutelato nell’imprevisto del disagio. Se ancora ci disturba il dire popolare che gli Assicuratori sono dei “venditori di fumo”, dovremmo provare a riflettere sul perché! La categoria peritale è ben conscia di quanto sia difficile intrattenere positivamente un assicurato nelle situazioni di sinistro e non soltanto per le aspettative conseguenti la circostanza di danno.
Il perito percepisce, ad ogni incontro, una grande diffidenza dell’assicurato verso il mondo dell’assicurazione e la prima complicanza è fargli capire di non essere stato gabbato. Per questo, nell’epoca della fidelizzazione del cliente, l’attitudine relazionale ed empatica del professionista è di pari importanza a quella tecnica. Ah, la comunicazione! I periti non sono bravi nel comunicare: anche questo è uno status quo erroneamente assodato e ripetuto.
Ma i periti, piuttosto che i liquidatori, volendo coinvolgere anche loro, trovandosi al termine della filiera polizza/sinistro, non sono forse figli di un sistema che sceglie di non comunicare? Comunicare, quale equivalente di informare, istruire, spiegare, coinvolgere, creare un’identità rassicurante delle assicurazioni e del prodotto offerto. Mai come oggi le compagnie di assicurazione si sono impegnate nell’offerta di servizi. Non più soltanto il prodotto polizza per indennizzare il danno, ma una gamma differenziata di servizi per sostenere i bisogni delle famiglie.
A fronte di tanto impegno per la soddisfazione dei clienti, poco viene realizzato per concretizzare l’immagine di fiducia ed affidabilità del brand Assicurazione. Le banche hanno compreso da tempo quanto fosse importante comunicare positivamente, verso l’opinione pubblica, per materializzare la fiducia e lo si vede nella loro comunicazione, anche pubblicitaria. Le assicurazioni ancora no.
La comunicazione delle assicurazioni è riservata agli addetti al lavoro. Un grande mondo antico, chiuso, che fatica ad aprirsi al confronto. Meglio non dire che dire e così si perdono occasioni. Un esempio su tutti, ripensando ai recenti terremoti: l’uomo della strada è forse al corrente di quanto è stato importante il contributo economico delle assicurazioni per tali disastri? I media, gli uffici stampa delle Compagnie, se ne hanno parlato, lo hanno fatto sottovoce e per lo più in consessi riservati. E che dire della tanto discussa polizza obbligatoria per gli eventi catastrofali? Semmai arriverà, per legge, il rischio potrebbe essere che l’opinione pubblica si concentri “sull’obolo” imposto e non sull’opportunità solidale.
Eppure, la logica mutualistica che sostiene l’economia delle assicurazioni null’altro è che la sensibilità alla solidarietà, di cui il nostro bel paese è campione. Per questo la nostra rinnovata rivista ritiene di impegnarsi, allo scopo di favorire il cambiamento che forzatamente impone una migliore comunicazione. Non soltanto incontri riservati agli addetti ai lavori ma anche una propaganda rivolta alla massa per far intendere che l’assicurazione è una necessità economica per il sostegno del paese, che il ruolo sociale del perito è imprescindibile nella filiera.
Abbiamo numerosi progetti in cantiere e nessuno prescinderà dal web essendo i social i più performanti mezzi di comunicazione che allo stato odierno vengono impiegati dal settore, poco e male. Provate a digitare su youtube, assicurazioni o periti, per verificare quanto poco appare: pochi click sui video presenti ed i più numerosi riservati a quelli di biasimo.
Stiamo ridefinendo la nostra redazione ed ingaggiando nuove firme che nei prossimi numeri verranno singolarmente presentate. Soprattutto stiamo lavorando, quali Media Partner, alla realizzazione della prima fiera delle assicurazioni: ITASSICURA. Una fiera dedicata al comparto, per aprire all’esterno il nostro mondo, forti dei 20.000 visitatori che Fiera Sicurezza richiama ad ogni edizione.
L’obiettivo è rappresentare un momento di confronto, a tutto tondo, al comparto, indotto compreso, proponendo una visione all’inverso: si parte dai sinistri, vale a dire dalle esigenze di servizio dell’assicurato, si riprende il principio cardine della mutualità assicurativa per ragionare sul prodotto, sull’assunzione del rischio e le logiche di governance dell’Assicuratore. Ci si incontra pubblicamente per fare marketing delle rispettive attività, com’è naturale per qualsiasi settore produttivo.
Si concede la parola anche a chi di assicurazioni ne comprende forse poco, pur consapevole, come tutti, di averne bisogno, per valorizzare l’immagine dell’assicurazione quale servizio per la comunità. I tempi stanno rapidamente cambiando e come viene messa al bando la sigaretta, anche lo stereotipo dell’Assicuratore “venditore di fumo” deve essere spento!
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