Di Enrico de’ Liguoro Da qualche decennio mi trovo ad avere a che fare con il mondo peritale. Mondo variegato, eterogeneo, senza background culturale unico; che so, indirizzo didattico di diploma o universitario, insomma, un calderone di figure tra loro distanti anni luce volti al l’unico scopo di rappresentare al meglio il proprio cliente: la Compagnia di assicurazioni. In quest’ambito si muovono altrettante realtà eterogenee fatte di studi tecnici di un unico professionista tutto fare (one man show); studi tecnici con fiduciario, un paio di collaboratori ed un amministrativo/a (spesso parente stretto del titolare); società di capitale con acronimo accattivante (talvolta il cognome del titolare accompagnato da un Engineering che non guasta) e formato da professionisti di diversa estrazione utili alle diverse problematiche; società per azioni con sedi sparse su tutto il territorio (se accompagnate da un indirizzo poco verificabile oltre oceano meglio). Tutte hanno lo stesso problema, nessuna esclusa: il tema del “valore aggiunto del perito”. Che sarà mai questo valore aggiunto è ancora un mistero, una chimera. Anni di dibattiti, corsi specialistici, convegni per annunciare al mondo la professionalità espressa dal corpo peritale e, però, continuiamo a perdere terreno. Sinistri fenomeno elettrico svaniti, periti interni alla Compagnia ritornanti, spauracchio dell’indennizzo in forma specifica alle porte (ormai entrato a gamba tesa). Non mi pare sia questa la strada giusta. Allora, forse, bisognerebbe volgere lo sguardo altrove. Non basta partecipare a corsi e convegni – certamente utili e necessari – e tenere per se l’accrescimento acquisito. Mi chiedo se, ognuno dei fiduciari abbia realmente guardato in casa propria con animo sereno e obbiettivo. Ne dubito, ma non per malafede o cattiveria, semplicemente per atteggiamento storico culturale più prossimo al “padre padrone”. Sono anni che rivesto il doppio ruolo di collaboratore/gestore; questo, va detto e riconosciuto, per lungimiranza/follia suicida del Fiduciario per cui mi pregio di lavorare. Questo doppio ruolo, oltre a qualche crisi di identità, mi ha dato il vantaggio di apprezzare entrambe le problematiche legate al ruolo rapportato all’evoluzione dei rapporti con le Compagnie che viviamo già da oltre un decennio. A seconda del lato della scrivania che, di volta in volta, occupo, mi trovo a dare direttive operative o subire direttive operative, cercare di indorare la pillola per incombenze richieste o borbottare per l’imposizione delle stesse. Quello che mi preme sottolineare in questa sede non è il ruolo del fiduciario ma quello, tanto bistrattato, del collaboratore; figura centrale che opera sul territorio, all’interno dell’intimità dell’assicurato e con in tasca il portafoglio della Compagnia. Straordinario! Se il collaboratore non è ben formato e motivato, il fallimento è certo. Non è faccenda prescindibile questa; non la si può risolvere con un’alzata di spalle o con un “se sbaglia lo caccio”. Non paga. Trovo che, il valore aggiunto, sia da ricercare proprio lì, nella figura che, al momento del sinistro, materializza la qualità del contratto, ne evidenzia pregi e difetti, soddisfa l’assicurato non già perché gli ha pagato quanto nelle immaginifiche aspettative ma nell’aver reso un servizio utile e valido, con professionalità e, possibilmente, proprietà di linguaggio. Per liquidare un sinistro leggendo le garanzie, applicare la franchigia alla fattura presentata, benché per alcuni, ancora affare non da poco, non serve un Perito. Noi, e dico noi a ragion veduta, siamo l’aspettativa dell’assicurato. Siamo quelli che “tanto siete bravi solo a prendere soldi” di cui va sfatato lo stereotipo. Credo che, il valore aggiunto tanto anelato, passi attraverso la lettura ed applicazione dello statuto ASSIT e, soprattutto, all’art. 7:
Art. 7 – Rapporti con i collaboratori |
Il perito assicurativo rispetta e riconosce il ruolo del personale amministrativo e dei collaboratori in genere con i quali si confronta con la massima correttezza, cordialità, chiarezza e lealtà sulla base del reciproco rispetto.Assicura ai periti collaboratori condizioni di lavoro adeguate ai compiti cui devono attendere, prestando il proprio impegno affinché gli stessi siano in grado di raggiungere la propria autonomia; si impegna quindi affinché acquisiscano ogni nozione tecnica e deontologica che ne determini la loro completa formazione.Il perito assicurativo garantisce il pagamento delle competenze di coloro di cui si avvale per l’espletamento ottimale del suo mandato. Il perito assicurativo si avvale di periti collaboratori dei quali conosce personalmente capacità, caratteristiche e preparazione. Il perito assicurativo è l’unico responsabile dell’attività svolta dai propri periti collaboratori salvo che il fatto non integri un’autonoma responsabilità degli stessi. |
Fare tutti un passo indietro, rileggere attentamente ed applicare quanto di più alto è stato messo nero su bianco nella stesura dello statuto, ritengo sia il passaggio obbligato per evitare la decadenza di un mestiere magnifico, mai uguale a se stesso, quello del Perito. La formazione dei collaboratori a cui va spiegato: il ruolo, come ci si relaziona con il prossimo, procedure operaftive utili alla corretta gestione del lavoro, cosa è un contratto assicurativo, cosa è una relazione, perché la si redige (in italiano), come è fatta una relazione e quali punti deve trattare, il mandato che si ha al momento dell’accettazione dell’incarico – poi si può parlare di garanzie, fire investigation, ecc. – è il fulcro della questione. Il ruolo dell’associazione di categoria, nella mia idea, dovrebbe essere quello di coordinare le attività di formazione congiunta cui far partecipare i collaboratori/periti a costi il più possibile contenuti. Esperienza questa già percorsa con successo e soddisfazione l’anno passato sul tema della Responsabilità civile. In quel caso ho trovato, con un certo mal celato orgoglio, interesse e partecipazione sopra le aspettative. Dare al collaboratore/perito una speranza nel futuro, trasmettere la propria esperienza ad un giovane in cerca d’identità, non significa mettere in pericolo il proprio impero, non si ha di fronte, per forza, un futuro traditore. Al contrario, probabilmente si avrà un professionista consapevole e riconoscente, un Perito. A volte, vale più una pacca sulla spalla e un sorriso di qualsiasi altra cosa. Le spalle dei collaboratori/periti sono spesso piene di polvere.
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