di Marco Ruggi
Cesare. Cesare. Cesaree! Ritto in piedi, immobile con la testa all’insù, Cesare Biscozzi pareva paralizzato di fronte al grande manifesto dell’Italica. Avvicinato, mi degnò di uno sguardo soltanto per dirmi emozionato: – “la mia Compagnia!”. Potrebbe bastare questo aneddoto, per raccontare la visita che unitamente all’arch. Cesare Biscozzi ed all’ing. Sara Bonetti quale minoranza del comitato di redazione abbiamo fatto alla mostra “Scacco al rischio”; aperta gratuitamente al pubblico presso la Biblioteca Sormani, tutti i pomeriggi fino al 09 aprile, organizzata dalla Fondazione Mansutti e dalla Biblioteca Sormani con il contributo della Fondazione Cariplo, curata da Marina Bonomelli e Claudia Di Battista. Ci siamo scelti per il tour della mostra, non soltanto per l’interesse personale verso la storia delle assicurazioni, ma anche in ragione delle date di nascita: ci stuzzicava l’idea di costatare quanto potesse risultare emotivamente differente l’approccio alla storia assicurativa per parte di addetti ai lavori, da una angolazione giovane, da una matura e da una ancora più matura. Naturale aspettarsi dai professionisti più anziani malinconia per i tempi passati, come altrettanto naturale riscontrare stupore sul giovane e carino volto di Sara:- “ma quante Compagnie c’erano? Che fine hanno fatto?”. Tante, erano veramente tante e se è pur vero che dobbiamo ricondurre “l’estinzione” al secolo scorso, per dovere di precisione si deve pure ricordare che i fatti di cui parliamo sono accaduti più o meno un ventennio fa. Quando ci diciamo: – “sta cambiando un mondo”, non sbagliamo! Ben vengano quindi mostre come quella oggetto della nostra visita, attraverso la quale vengono rappresentati tratti della storia delle assicurazioni. Manifesti, targhe, libri, scritti, tutto quanto torna utile per ricordare ciò che eravamo e ciò che siamo diventati. La Paterna, Fiume, Esperia, L’Emiliana, La Casorzese, La Cremonese, solo per citare alcuni delle “de cuius”, di cui rimane forse soltanto il manifesto esposto alla mostra. Dalla prima polizza sottoscritta in Italia a Firenze nel 1300 e non in Inghilterra come molti potrebbero pensare, alle polizze dei secoli futuri, fino ai giorni nostri, in rispondenza delle esigenze della società politica, economica ed umana che cambia. Personalmente mi ha incuriosito l’esposizione dell’assicurazione per la vita degli schiavi, tanto di interesse nei secoli della tratta atlantica, quando le persone schiave erano equiparate a manufatti ed il cui rischio risultava di interesse da garantire in polizza. Curiosa la vicenda della nave negriera Zong che nel 1781 incorse per i 440 schiavi trasportati, immediatamente dopo la partenza, in una epidemia di vaiolo e dissenteria causa malnutrizione e trattamento disumano. La perdita del carico, schiavi compresi, risultava appunto assicurata, tuttavia già allora si presentava l’esclusione per vizio proprio della merce e tale era la situazione di morìa per malattia. Il comandante gettò in mare 132 schiavi di cui 26 ancora vivi! Inconsapevolmente, riuscì ad architettare una delle prime frodi assicurative; riteneva infatti di sostenere al rientro in porto di essere stato costretto alla insana decisione per salvare il resto del carico e di conseguenza ottenere l’intero indennizzo dall’assicuratore. La frode non riuscì e molto fu lo scalpore nella società civile di allora che della moralità se ne faceva un vanto. Sono passati alcuni secoli, il principio condiviso della moralità è molto diminuito e le frodi sono forse meglio architettate e…. morale della favola, il lavoro di controllo del perito resta nei secoli sempre di attualità!
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