Molti dubbi e qualche verità
di Cesare Biscozzi
Esistono articoli di giornale con notizie sensazionali, alcune vere e legittime, altre che rasentano la disinformazione. Non perché i giornalisti siano propensi a creare fake news, ma perché può capitare che chi scrive non conosca in maniera approfondita l’argomento che si trova a dover spiegare. L’ultimo caso è quello del cosiddetto “Furto con bottiglietta d’acqua”, un nuovo sistema di scasso che sembra spopolare nel nostro paese da qualche tempo a questa parte.
Questa settimana ben tre persone diverse mi hanno inviato lo stesso articolo di giornale, dal titolo minaccioso: “Boom di furti con la bottiglietta d’acqua – Il nuovo stratagemma dei ladri per entrare senza lasciare segni”, pubblicato sul quotidiano Il Messaggero del 18 Settembre, e ripreso da svariati altri giornali e siti d’informazione. Leggendo attentamente il testo emerge l’insicurezza delle nostre abitazioni e l’utilizzo di un sistema di scasso moderno, unico e infallibile. Ma sarà poi vero?
Anzitutto, dato l’argomento specifico, comincerei con il fare una premessa per spiegare almeno a grandi linee il funzionamento degli “scrocchi” di forma triangolare di varie serrature:
Quelle di tipo classico, vengono solitamente manovrate da una maniglia o da un pomolo, sia dall’esterno che dall’interno, e presentano un sottostante catenaccio, attivato con una o più mandate per mezzo di una chiave, che avanzando effettua la riferma.
Le elettro-serrature presentano solitamente uno scrocco munito di un’asta mobile che funziona da riferma, ma in questo caso l’apertura necessita di un impulso elettrico che sganci questo blocco interno, solitamente comandato anche da remoto, per potersi aprire. In pratica la classica porta di accesso ad un palazzo condominiale.
Infine vi sono scrocchi, solitamente posti su porte di appartamento, che presentano pomoli o maniglie fisse. Una volta chiusi devono essere azionati da una chiave o da codici, ma solo dall’esterno, per poter essere sbloccati, mentre all’interno sono forniti di maniglie o pomoli preimpostati per l’apertura dei congegni di riferma.
Ritengo che quest’ultimo tipo di serratura sia il caso di “scrocco” riportato nell’articolo che cito testualmente:
“Per compiere un furto in abitazione basta mezzo litro d’acqua. Può apparire un paradosso, ma è una realtà. Soprattutto quando chi esce di casa non chiude a chiave la serratura della porta di ingresso. Il mezzo litro d’acqua è riassunto dalle bottigliette di plastica che lo contengono che, una volta svuotate del loro contenuto, possono essere tagliate e trasformarsi in una lastra “elastica” che viene impiegata dai malintenzionati, al posto dei “classici arnesi da scasso”, per muovere lo scocco della serratura e così penetrare in condomini, villette o tradizionali abitazioni. Il tutto senza commettere effrazioni e senza lasciare segno alcuno di scasso.”
L’unica parte che trovo ineccepibile è che le serrature, quando si esce di casa, debbano sempre essere rifermate. Nello specifico, quando si chiude una porta è buona norma impegnare la serratura chiudendo con tutte le mandate, anche se ci si assenta per pochi istanti dalla propria abitazione. Per il resto l’articolo riporta concetti che per il mondo assicurativo non sono certamente nuovi, né tanto meno così assoluti. Tutti coloro che per lavoro si occupano dell’analisi di forzature di mezzi di chiusura, sanno che questi vengono commessi nei modi più disparati. Non affermo che questo sistema con le bottiglie d’acqua sia falso, ma certamente è efficace, o non lascia tracce, come molti altri sistemi già esistenti e ben noti.
Siamo abituati a concepire alcuni aspetti degli scassinatori come azioni incredibili, conoscenze assurde che impariamo dai film. Porte che vengono aperte per mezzo di una carta di credito, una lastra radiografica o una lamella piatta sottile di quelle utilizzate dagli stuccatori, che potrebbero essere sistemi efficaci nel caso delle porte americane a profilo piatto, ma che nel nostro paese troverebbero filo da torcere. In Italia fortunatamente le porte sono a doppio profilo ad L contrapposte, tale per cui, per poter agire sullo scrocco, devo compiere un’azione con attrezzi resistenti. Per mia esperienza personale, ritengo che una lamina creata con la plastica di una bottiglietta d’acqua difficilmente riesca ad imprimere una forza di spinta necessaria per poter aprire uno scrocco. Però nulla è impossibile, quindi reputo che anche questa forma di apertura, magari ripiegando la lastra di plastica in modo da renderla molto più consistente, possa essere plausibile con serrature meno sofisticate. E, a voler essere proprio sinceri, la gran parte delle serrature esistenti in Italia sono datate, di vecchia concezione. Mentre quelle a leve con chiave a doppia mappa, cosiddetta “falsa”, che solitamente sono considerate più sicure, presentano un profilo a compensazione, tale per cui basta conoscere un quarto della chiave per poterla duplicare facilmente.
Torniamo ora alle problematiche con cui dobbiamo confrontarci quotidianamente in qualità di Periti.
Quante volte capita che in un sinistro furto non vi siano tracce di scasso sulla serratura? E quante volte nella denuncia alle Autorità, troviamo riportato come probabile causa l’utilizzo di una chiave Bulgara o del Bamping? Oggi ci troveremo anche di fronte all’utilizzo della “Bottiglietta di plastica”.
Cerchiamo di capirci, quando non si trovano segni di scassi la chiave Bulgara e il Bumping sono le tecniche di apertura “usuali”, ed è vero che con questi “grimaldelli particolari” si riesca ad aprire qualsiasi serratura, ma bisogna precisare anche che non esiste un’UNICA chiave Bulgara. Esistono kit in grado di simulare il profilo delle lastrine di una determinata marca o di un tipo particolare di serratura che devo violare, di conseguenza, per fare un esempio, avrò un kit che simula i profili di una serratura, sia essa rinomata e costosa piuttosto che economica e meno conosciuta, ma che utilizzi una chiave a doppia mappa con serratura a leve.
Analogo è il caso del Bumping, anche con questo sistema devo modificare il “grezzo”, nella lunghezza e nello spessore, in relazione al marchio e al modello della serratura a cilindro che intendo violare. Il movimento “ritmico” della battitura sulla testa della chiave, non essendo questa l’originale ma una versione adattata, fa sì che rimangano dei segni sul fronte del cilindro dove ho inserito la chiave.
Apro una parentesi, ovviamente ogni ladro tende a diventare esperto di un determinato modello, e tenderà a violare porte che montano solo quel particolare tipo di serratura.
Ritornando alla problematica di partenza, l’affermazione che trovo ineccepibile è che se una porta viene chiusa con il solo scrocco risulterà più violabile di una porta con serratura rifermata. Ma dei segni sul battente li devo pur ritrovare, proprio per il fatto del profilo ad L contrapposte, durante lo scasso dovrò fare due curve deviate con l’attrezzo e poi cercare di spingere all’interno lo scrocco, un compito certo non semplice. Forse davvero con la plastica non si troveranno tracce, tuttavia conoscendo la complessità di uno scasso, i miei dubbi rimangono.
Normalmente i contratti richiedono la “rottura e scasso” o la “forzatura del mezzo di chiusura”, quindi se non riusciamo a trovare tracce evidenti non siamo in grado di indennizzare il danno. Per ovviare a questo problema, alcune Compagnie hanno modificato tale condizione nei contratti, utilizzando il concetto di “uso fraudolento di chiave”, equivalente all’idea che qualcuno abbia copiato in qualche modo una determinata chiave e che ne usufruisca in modo fraudolento, senza avere alcuna delega di responsabilità per il suo utilizzo. O meglio, anche se non rilevo segni evidenti di scasso, ricostruendo le dinamiche del sinistro, è ragionevole e possibile arrivare alla conclusione che l’introduzione possa essere avvenuta tramite l’impiego fraudolento di chiavi duplicate dall’originale. L’unico appiglio che abbiamo è la lacunosità di alcune clausole dei mezzi di chiusura, che richiedono “Serramenti chiusi con serrature”, quindi non rifermati. “Chiusi” indica anche solo con lo scrocco, difatti la clausola continua con “Altri idonei congegni manovrabili esclusivamente dall’interno”, intendendo che se la porta è chiusa con lo scrocco, per poterla aprire si debba usare la chiave dall’esterno, mentre dall’interno si possa aprire con pomoli o maniglie.
In conclusione, torno a ripetere che l’unica affermazione completamente valida dell’articolo è che quando chiudo una porta devo sempre rifermarla utilizzando la chiave, anche se un ladro esperto e intenzionato troverà un modo per aprirla. Compito del Perito sarà poi riuscire a rendere plausibile il fatto che una porta sia stata aperta, pur senza evidenti segni di scasso sul battente e sulla serratura, cercando di immaginarsi come abbia agito il malfattore per ottenere l’accesso all’abitazione. E se infine una porta è chiusa solo con lo scrocco, allora l’apertura è facile, in questo caso anche senza l’uso di una bottiglietta di plastica!
Commenti recenti