Recentemente si registra un aumento di attacchi ai Bancomat (ATM => Automatic Teler Machine) da parte dei ladri. Le tecniche sono le più disparate, dall’utilizzo di gas esplodenti fino ad arrivare all’uso di esplosivi veri e propri ma anche attraverso metodi meno invasivi ma altrettanto efficaci per ottenere un illecito arricchimento. Analizziamo alcuni metodi di attacco:

1      attacco con gas esplosivo. La miscela – GPL o Acetilene e ossigeno – viene introdotta con una cannula all’interno del contenitore attraverso la bocchetta di prelievo contante. A questo punto è sufficiente una batteria da 9 volt per ottenere una esplosione in grado di svellere la porta della componente cassaforte, rompere le cerniere e deformare i catenacci. Queste esplosioni a volte, per incapacità, incompetenza o per inappropriato dosaggio del gas non sono controllate e diventano causa di incendio e/o compromissioni a livello strutturale dell’edificio dove è installata l’apparecchiatura con danni che spesso superano il reale danno di furto del denaro presente nell’ATM. L’attacco con gas esplosivo è basato sulla velocità di esecuzione. Dai dati rilevati da “registratori di eventi” collocati negli impianti antiintrusione delle banche è risultato che il crimine si perpetra in 3/6 minuti, periodo oltre il quale i malfattori rischierebbero di venir sorpresi dalle autorità il cui intervento medio si aggira sui 12 minuti.   Così come sempre avviene, nel campo della prevenzione e sicurezza in ambito furto, ogni qualvolta si trova un sistema in grado di ridurre la frequenza o l’importo di danno conseguente agli attacchi ai bancomat, i malviventi escogitano un modo per aggirarlo. Ad esempio, per contrastare gli attacchi con gas sono stati installati, all’interno delle casseforti, dispositivi in grado di rilevarne l’emissione e di rilasciare un gas inerte, come l’anidride carbonica, in grado di togliere ossigeno e evitare la combustione. Dopo i primi attacchi infruttuosi, constatato il fattore inibitore del gas inerte, i ladri incominciarono ad usare dei serbatoi elastici (sacchetti, palloncini o similari) nei quali insufflare quello esplodente in modo tale da impedirne il rilevamento. Il passaggio successivo adottato dalle ditte costruttrici è stato quello di introdurre ulteriori sistemi che impediscano l’introduzione fisica di elementi estranei nei bancomat e di rinforzare questi ultimi con gabbie di contenimento che migliorassero la resistenza delle casseforti e rendessero complesso lo sfilamento dei contenitori di denaro.

2      attacco con esplosivo al plastico. Questa metodologia di attacco, pur praticata ancora raramente, trova campo dopo il miglioramento delle difese contro il gas. Il plastico ha la consistenza della “plastilina” e può essere tagliato, pressato, manipolato senza problemi. E’ resistente all’acqua e al caldo e aderisce perfettamente all’oggetto da distruggere. L’esplosione avviene con un detonatore. Contrariamente al gas che, pur con le dovute cautele nell’utilizzo, è di facile reperibilità sul mercato, la tecnica con il “plastico” non è alla portata di tutti sia per la reperibilità del materiale che per le necessarie competenze nell’uso dello stesso e del detonatore che, infine, delle tecniche per calibrare una deflagrazione contenuta. Non sono rari i casi in cui ladri inesperti hanno fatto brillare cariche che hanno creato danni così ingenti da obbligare alla fuga i malviventi senza che gli stessi avessero potuto prelevare il denaro andato anch’esso distrutto dall’esplosione. Anche per contrastare questo tipo di attacco vengono utilizzate gabbie che, se opportunamente progettate, rendono inefficace il risultato. In sostanza per attaccare siffatti bancomat occorrerebbe un tale quantitativo di esplosivo da rendere certa la distruzione anche del contenuto.   Oggi stanno prendendo campo altre tecniche, sicuramente meno cruente di quelle appena descritte, che si concentrano sulle carte di credito e non più sulle apparecchiature di distribuzione denaro. 

3      Skimming. Per compiere una “scrematura” è necessario disporre della carta originale, o di un suo “clone” replicante tutti i dati riportati sulla banda magnetica (anche aggiornati all’ultima operazione compiuta) ed è necessario conoscere il relativo PIN. I metodi più frequenti di skimming, quindi di cattura di tali elementi (lettura e memorizzazione) sono i seguenti:

  • Dopo un pagamento su POS con manomissione del lettore della carta e della tastiera utente. Per questa fattispecie è stata frequentemente rilevata la connivenza dell’esercente;
  • Allestimento di un falso sportello ATM talvolta anche con “cattura” fisica della carta. L’inganno consiste nel rendere fruibile carta e PIN fino al giorno in cui il titolare di essa non si reca in banca per il suo blocco;
  • Lettura dei dati della carta e del PIN tramite di un falso “frontalino” che consente il prelievo di denaro in modo apparentemente normale. In questo caso il titolare si accorgerà dell’utilizzo fraudolento della carta solo successivamente all’esaurimento del massimale a disposizione o della lettura dell’estratto conto;
  • Utilizzo della “lingua di coccodrillo”, in gergo un sottile pezzo di plastica immesso nella fessura di introduzione della carta in modo tale che essa venga trattenuta. Il truffatore, di norma si avvicina al titolare suggerendo provare a ripetere la digitazione del PIN che viene così carpito. Nel momento in cui il titolare non è più presente il ladro potrà recuperare la carta e, addirittura, provvedere al primo prelievo.

4      Cash trapping. E’ una tecnica di prelevamento fraudolento del contante dagli ATM in uso da alcuni anni. Il metodo è abbastanza “semplice”, riferendosi sempre a ladri esperti, e consiste nell’inserimento di una forcella metallica, detta “forchetta”, nella fessura di erogazione delle banconote. Il cliente ignaro esegue l’operazione di prelievo ma, a operazione di riconoscimento conclusa e con il recupero della tessera bancomat, il denaro non esce in quanto bloccato dalla “forchetta”. Quando il cliente, magari dopo altri vani tentativi di sbloccare il sistema, si allontana per segnalare il guasto i malviventi entrano in azione rimuovendo l’oggetto metallico per appropriarsi del contante rimasto incastrato nell’erogatore. La tecnica è abbastanza efficace e veloce, ma altrettanto rischiosa in quanto i ladri, una volta allontanatosi il cliente, devono intervenire immediatamente forzando lo sportellino per poi fuggire prima che qualcuno intervenga. Queste, allo stato dell’arte, sono le attività criminose in atto e quelle di loro contrasto ma, come già scritto, è un continuo rincorrersi tra chi delinque e che si occupa di prevenzione. In tutto ciò per chi come noi si occupa di Polizze assicurative l’importante è sapere che  la polizza “BBB – Bankers Blanket Bond Policy per istituti di credito copre quasi tutti questi danni. È quindi necessario verificare bene le garanzie a copertura del rischio assicurato per determinare la reale portata del sinistro.

Cesare Biscozzi

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