In occasione dell’ultimo convegno nazionale Assit che si è svolto a Bologna il 15 e 16 maggio 2014,
uno degli aspetti trattati nelle tavole rotonde con i rappresentanti delle compagnie assicurative, è stato quello di mettere in evidenza come il cambiamento a cui la nostra attività è costantemente sottoposta, vada di pari passo con l’innovazione.

In particolare le proposte innovative, se portate dai fornitori di servizio, sono doppiamente gradite.

Le compagnie assicurative vedono sicuramente nella capacità di innovare uno degli elementi determinanti del loro successo nei prossimi anni: innovazione come processo attraverso cui potranno realizzare prodotti migliori, servizi più efficaci, processi più efficienti, attraverso l’utilizzo di nuove idee e tecnologie abilitanti.

All’interno di questo processo dovranno entrare anche gli studi peritali ai quali, invero, già da qualche anno è richiesto un costante adeguamento allo sviluppo degli strumenti tecnologici e soprattutto una velocità sempre maggiore nello svolgimento degli incarichi e nelle dinamiche fra le parti.

Molti studi hanno mutato profondamente le dinamiche di relazioni e di processo, con la  riorganizzazione delle fasi di lavoro e la costruzione di nuove relazioni con le mandanti e gli assicurati.

Chi ancora non si è adeguato e non è entrato in questa cultura dell’innovazione, difficilmente riuscirà a mantenere proficui rapporti con le società mandanti che ritengono l’innovazione come un necessario cambio di mentalità che riguarda tutti.

Le innovazioni e le tecnologie non prescindono dal contesto nel quale nascono e nel quale si diffondono. Anzi, una condizione necessaria per la diffusione di un’innovazione consiste nel fatto che essa venga percepita come vantaggiosa e non troppo rischiosa.

Quali sono le qualità da possedere o le vie da percorrere per essere capaci di innovare?

Senz’altro una decisiva scelta digitale, ma non basta.

Altro requisito essenziale è il miglioramento delle conoscenze dei prodotti e delle tecnologie di settore, essere quindi preparati ed avere basi scientifiche e culturali forti, senza per questo penalizzare il “pensiero creativo” che è risultato essere un talento fondamentale in molti contesti.

Risultano altrettanto importanti la capacità di collaborare con gli altri, il tenersi informati ed aggiornati e la capacità di problem solving.

Tutto quanto detto sopra trova sicuramente un ostacolo di attuazione nel notevole impegno economico che ogni studio peritale deve e dovrà sostenere per concretizzare questa “cultura dell’innovazione”. Innanzitutto disporre di finanziamenti adeguati senza i quali difficilmente sarebbe possibile dar corso alle innovazioni.

Personalmente ritengo che tutte queste innovazioni dovrebbero portare a migliorare il livello di qualità del nostro lavoro, sia come prodotto perizia ma anche come condizione personale dei professionisti, mentre riscontro che tutte queste richieste portano spesso a condizioni di affanno personale e di criticità all’interno dello studio.

Pertanto uno degli obiettivi che ogni piano di innovazione dovrà prevedere è il superamento di questo contrasto.

Inoltre, la diffidenza verso le modalità di utilizzazione di servizi innovativi, porta ad evidenziare cautele,  dubbi e talvolta pessimismo in ordine ad alcune applicazioni dell’innovazione.

Quindi diamo spazio alla creatività dell’inventività, al rischio di impresa e all’accettazione di nuove tecnologie e perché no anche creando sinergie fra noi periti.

Al perito viene chiesto di essere un buon tecnico, un buon comunicatore, di essere innovativo e di essere propositivo.

Al perito viene chiesto di fornire un servizio adeguato al cliente.

Al perito viene chiesto di avere capacità manageriali, imprenditoriali, organizzative e capacità di gestire le risorse di cui dispone.

Sembrava un lavoro facile quello del perito!

Il messaggio è stato molto chiaro: se dimostreremo alle Compagnie che saremo in grado di migliorare il servizio offerto al cliente, potremo intraprendere con le stesse un cammino di cambiamento nel quale il nostro ruolo sarà determinante.

Questa è la sfida che ci attende nel prossimo futuro confidando di trovare orecchie aperte e volontà di ascolto.

A cura di: Daniele Maroldi